Paracetamolo e vigile attesa: il parere della scienza

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  • Published: 8 ott 2021

Noi di Angelini Pharma siamo intervenuti nel dibattito mediatico sulla sicurezza del paracetamolo nel trattamento iniziale del paziente con Covid-19, con alcune precisazioni scientifiche sul tema.*

Nel corso degli ultimi mesi abbiamo seguito con attenzione alcuni articoli della stampa sui protocolli relativi alle terapie domiciliari nei casi in cui si contrae il virus della SARS-CoV2 e i conseguenti riferimenti al paracetamolo.

Gli ultimi articoli pubblicati ci hanno imposto di portare qualche chiarimento su alcuni aspetti scientifici rilevanti sul rapporto di rischio-beneficio dell’uso del paracetamolo nel trattamento sintomatico della febbre.

A partire dagli anni Settanta il paracetamolo è divenuto uno dei farmaci più popolari e più utilizzati al mondo per il trattamento del dolore e dell’ipertermia, nonché il più comunemente prescritto in età pediatrica. L’eccellente profilo di tollerabilità, unito alla comprovata efficacia, rappresenta dunque un elemento importante per il suo utilizzo.

In particolare, ci riferiamo ad alcuni passaggi relativi ad articoli pubblicati di recente dal quotidiano La Verità diretto, con lo spirito di fornire un contributo costruttivo a tutela della salute pubblica e nell’interesse dei lettori nonché dei pazienti:

1. “Tachipirina e vigile attesa: un’impostazione che non ha riscontri negli altri grandi Paesi europei perché nessuno di essi ha varato linee guida come quelle volute da Roberto Speranza”.

Chiarimento:

Il paracetamolo è inserito nelle linee guida del NICE, il National Institute for Health and Care Excellence che fa capo al Ministero della Salute britannico, come possibile soluzione terapeutica per il trattamento dei sintomi correlati al Covid-19.

Sia nella gestione del dolore sia della febbre, il paracetamolo agisce infatti inibendo la sintesi delle prostaglandine bloccando le ciclossigenasi espresse a livello centrale. La scarsa azione a livello periferico non favorisce alcuna trombosi endotelialee contribuisce al miglior profilo di tollerabilità verso gli altri FANS.

La febbre è inoltre la risposta adattativa e fisiologica dell’organismo mediata da citochine, fattori endocrini e immunologici e attuata in difesa di un danno potenziale sia di origine infettiva che non infettiva. Questo significa che i fattori che favoriscono la febbre in un individuo sono molteplici e contribuiscono a essa in modo a volte sinergico e diverso da persona a persona e in base alla specifica causa patogenetica (scatenante).

2. “Gli interrogativi si moltiplicano, così come le ricerche e le comunicazioni scientifiche che sollevano pesanti dubbi sull'uso della tachipirina. L'ultima è stata condotta da un gruppo di ricercatori di varie università italiane, coordinati dal neurochirurgo Sergio Pandolfi di Roma e dal professor Giovanni Ricevuti dell'università di Pavia”.

Chiarimento:

Con riferimento a quanto pubblicato sempre da Stefano Filippi su La Verità dello scorso 29 settembre, è importante precisare che al momento non sono disponibili studi di comprovata solidità scientifica. Nell’articolo si fa infatti riferimento a una lettera indirizzata all’editore della rivista scientifica Journal of Medical Virology: ma non si tratta di uno studio scientifico pubblicato, bensì di una rassegna di articoli già noti e di protocolli non validati scientificamente e con bias metodologici (Suter 2021). Questo aspetto viene peraltro ribadito nel Data Availability Statement dalla stessa rivista (This is not a Research Paper, ovvero: Questa non è una ricerca scientifica).

3. Il paracetamolo riduce le scorte di glutatione, una sostanza naturale che agisce come antiossidante.

Chiarimenti:

  • Solamente una piccola parte (il 5-15%) della dose terapeutica di paracetamolo subisce un metabolismo di tipo ossidativo coinvolgendo il glutatione intracellulare.
  • Non vi sono attualmente evidenze che un dosaggio terapeutico di paracetamolo possa compromettere in maniera clinicamente significativa le scorte di glutatione.
  • Non vi sono attualmente dati in letteratura che dimostrino un peggioramento del paziente con Covid-19 in trattamento con paracetamolo. Il lavoro di Sestili 2020 è un commentario, non uno studio clinico. Basa le sue assumption su dati in vitro/su pochi pazienti con conclusioni speculative sul ruolo di paracetamolo nel Covid-19 (nota degli stessi autori).
  • A oggi, le linee guida nazionali e internazionali raccomandano di ricorrere a paracetamolo o FANS per la gestione della febbre nel paziente COVID-19.

4. “L’uso del paracetamolo per trattare a casa i sintomi lievi della Covid-19, in particolare negli anziani con comorbidità, ha notevolmente aumentato il rischio di ricovero per dispnea da polmonite interstiziale, aumentando così l’enorme preoccupazione di affollare le unità di terapia intensiva”.

Chiarimento:

Paracetamolo è un trattamento sintomatico e, in quanto tale, non cura la patologia né modifica la sua storia clinica in caso di forma aggressiva di Covid-19. In poche parole, il paziente malato necessita di essere seguito nell’evoluzione della malattia e il paracetamolo può solo alleviare i sintomi associati.

In conclusione, le evidenze scientifiche a disposizione restano a favore della sicurezza e tollerabilità del paracetamolo come strumento terapeutico sintomatico in caso di febbre e dolore. Non vorremmo che nell’ambito del dibattito sulle cure domiciliari, il paracetamolo divenisse il capro espiatorio sulla base di speculazioni scientifiche che allo stato attuale necessiterebbero di forti evidenze – al momento assenti – per poter essere validate e considerate.

Come azienda, nell’interesse della salute pubblica e dei pazienti, stiamo facendo la nostra parte, continuando a supportare la generazione di nuove e solide evidenze cliniche che metteremo a disposizione della comunità scientifica nei prossimi mesi per contribuire al dibattito con dati certi e scientificamente comprovati.

* Ringraziamo il quotidiano La Verità e il suo direttore Maurizio Belpietro per aver recepito e pubblicato queste precisazioni scientifiche a firma di Michela Procaccini, M.D. Responsabile Direzione Medica Angelini Pharma Italia, a pag. 14 dell’edizione del 7 ottobre 2021.