In città aumenta il rischio allergie
Da una ricerca statunitense emerge che vivere in città aumenta non poco il rischio di soffrire di allergie alimentari, almeno nei bambini. I dati, pubblicati sulla rivista scientifica Clinical Pediatrics, arrivano da un ampio studio che ha coinvolto circa 40mila minorenni. In città la prevalenza di allergie sfiora il 10% fra bambini e adolescenti, mentre in periferia e in campagna supera di poco il 6%.
In particolare, nel caso dell'allergia a noccioline, nocciole, crostacei e molluschi la prevalenza raddoppia nelle zone urbane. D’altro canto tuttavia, la gravità delle allergie risulta paragonabile in tutti gli ambienti considerati.
Purtroppo non si tratta di un problema trascurabile: in Italia ci sarebbero oltre 500mila bambini e adolescenti allergici a diversi cibi. Come per l’asma, l'ambiente ha un impatto non irrilevante sul sistema immunitario e, di conseguenza, sulla probabilità di sviluppare allergie. Da un lato, l’ipotesi è che in zone rurali i bambini arrivino a contatto con batteri e allergeni molto presto, sviluppando così un arsenale immunologico adatto a contrastare molte allergie. D’altro canto si pensa che in città siano diffusi maggiormente agenti inquinanti che scatenano l’intolleranza agli alimenti. Gli studi proseguono per fare chiarezza: ulteriori novità sulle «differenze geografiche» in tema di allergie saranno presentati al congresso dell'European Academy of Allergy and Clinical Immunology. I dati derivano dal Progetto europeo Hialine, uno screening quantitativo e qualitativo dei pollini responsabili del maggior numero di casi di rinite allergica in Europa.