Antibiotico-resistenza. Associazione Dossetti: subito un piano globale. E l'Italia deve muoversi velocemente
L'emergenza-suberbatteri e l'antibiotico-resistenza - a cui l'Onu sta dedicando un'attenzione senza precedenti, pari a quella sviluppata nei confronti dell'Aids - è stata oggi al centro del simposio "Una nuova resistenza contro la sfida globale dei superbatteri", promosso a Roma dall'Associazione Dossetti.
Con l'evento - a cui ha partecipato il sottosegretario all'Università e Ricerca Scientifica, Davide Faraone - la Dossetti ha voluto portare in primo piano il preoccupante scenario attuale dell'antibiotico resistenza (AMR),un panorama infettivo così vasto e incontrollato da portare la comunità scientifica a definirla "emergenza nascosta".
Nel suo mix di aree coinvolte (sicurezza alimentare, gestione delle problematiche veterinarie e ambientali, governo ospedaliero, ricerca scientifico-farmacologica, cultura del farmaco), l'AMR è nell'agenda politica delle politiche sanitarie mondiali, visto che le proiezioni sia del CDC che dei governi delle agenzie di sanità pubblica, parlano di una previsione di 10.000.000 di morti dovute ai "superbugs"all'anno entro il 2050, di cui 390mila nella sola Europa (il continente più a rischio è l'Asia, con oltre 4,7milioni di decessi).
"Nel nostro Paese", ha commentato il segretario dell'Associazione, Claudio Giustozzi, "la situazione è preoccupante soprattutto perchè non sono state realizzate in Italia importanti attività preventive in grado di fermare significativamente la diffusione di germi, ceppi e batteri, relegandoci a fanalino di coda tra le nazioni europee per capacità di contrasto".
Come si reagisce a questa fase post-antibiotica? Come precisato da Vittorio Sironi, docente di Storia della medicina a Milano-Bicocca, occorre affrontare l'era post con una visione dinamica e possibilmente positiva, tenendo presenti tre fattori culturali: c'è un rinnovato interesse verso la ricerca e la produzione di antibiotici di nuova generazione; occorre sviluppare una nuova metodologia nella lotta alle infezioni; infine occorre condividere su vasta scala l'urgenza di entrare in una fase di "competizione biologica" verso i superbatteri.
Ma come si affronta dunque questo immediato futuro post-antibiotico? “Per contrastare efficacemente il problema della resistenza agli antibiotici sono necessari interventi coordinati che promuovano l’uso appropriato degli antibiotici vecchi e nuovi secondo i principi della stewardship antibiotica, il controllo della diffusione dei patogeni multiresistenti, la ricerca e sviluppo di nuovi antibiotici ed il recupero di vecchi antibiotici mediante la combinazione con resistance breakers. In questo contesto, la diagnostica microbiologica svolge un ruolo essenziale- ha affermato Gian Maria Rossolini, ordinario di Microbiologia e Microbiologia Clinica presso le Università di Firenze e Siena e Direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia della Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze -grazie al recente sviluppo di nuove tecnologie che forniscono informazioni diagnostiche più accurate e in tempi più rapidi, permettendo ai clinici una migliore accuratezza nella scelta della terapia antibiotica più appropriata”
“Oggi viviamo una grande difficoltà nello sviluppo di nuovi antibiotici, indubbiamente necessari per combattere l’emergenza sanitaria generata dai superbatteri resistenti- ha dichiarato nella sua relazione Francesco Menichetti, professore di Malattie Infettive all’Università di Pisa -gravati da disincentivi economici, ostacoli regolatori, complessità nella scoperta di nuove molecole e progressiva perdita di expertise per la riduzione degli investimenti in ricerca scientifica. D’altro canto, sono molteplici le azioni da porre in atto per contrastare le resistenze microbiche a partire dalla Stewardship Antimicrobica per limitare l'uso inutile degli antimicrobici e contenere la pressione selettiva che genera resistenze insieme a programmi di controllo delle infezioni che combattano la diffusione crociata dei microrganismi da paziente a paziente”.
E le aziende? Come si rapportano a questa nuova fase di ricerca e produzione ed alle attese che ne sono conseguenti? “Una emergenza sanitaria di così grande portata come abbiamo registrato nell'incontro odierno, richiede l’istituzione di una coalizione multi-stakeholder tra gli attori di sistema: governo, istituzioni pubbliche, operatori sanitari e industria farmaceutica” - afferma Gianluigi Frozzi, CEO di Angelini, azienda Italiana che riconosce nella lotta alle infezioni una delle sue aree di maggiore impegno strategico. "È comunque necessario uno sforzo comune che, partendo dal riconoscimento della complessità e dell’urgenza della sfida, possa generare condizioni più fertili e stimolanti per quelle Industrie che hanno deciso di combattere questa impegnativa battaglia, anche attraverso una chiara condivisione di nuovi criteri di attribuzione del valore e attraverso un coinvolgimento ed un impegno sempre più solido e duraturo da parte degli stakeholder istituzionali, del governo e della politica".
Il segretario dell'Associazione Dossetti ha concluso il simposio - a cui hanno partecipato oltre 250 tra specialisti e ricercatori - ricordando che anche questo evento "è stato proposto per sviluppare forti sinergie tese a creare ogni condizione favorevole a coniugare il diritto alla cura, sancito dall’art. 32 della Costituzione italiana, con le risorse pubbliche e la competitività del mercato. Siamo molto preoccupati per l'arretratezza della sanità italiana, che a livello europeo è tra le più lente nel rispondere con prontezza all'attacco dei superbatteri. Vogliamo e chiediamo alla politica nazionale che chiari indirizzi sanitari siano avviati e che i nuovi farmaci siano prontamente disponibili ed accessibili per consentire a tutti i malati di poter essere curati tempestivamente. Non possiamo permetterci il ritorno ad un medioevo della medicina, ad un epoca senza più armi per combattere le infezioni più comuni, come già il premio nobel Fleming aveva preconizzato in assenza di innovazione farmaceutica”.