Angelini Pharma sul ruolo del paracetamolo nel paziente positivo a Covid-19

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  • Published: 18 gen 2022

Il paracetamolo è un analgesico e antipiretico raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, utilizzato da centinaia di milioni di pazienti nel mondo, il cui profilo di sicurezza è confermato nei decenni da numerosissimi studi clinici.

Nel corso degli ultimi mesi, Angelini Pharma ha assistito – periodicamente – alla pubblicazione di articoli che riportavano informazioni non propriamente corrette quali l’utilizzo improprio di Tachipirina® nei pazienti positivi a Covid-19 nelle prime fasi sintomatiche della malattia o possibili danni provocati dal paracetamolo a causa del consumo di glutatione, un antiossidante presente nel nostro organismo.

Innanzitutto, il paracetamolo, commercializzato dall’Azienda con il nome Tachipirina©, è un trattamento sintomatico del dolore e della febbre associata all’infezione, non un trattamento curativo del Covid-19. La stessa ordinanza del Tar, infatti, riguarda la libertà prescrittiva del medico di medicina generale per la cura domiciliare del COVID-19 e non mette in nessun modo in discussione l’efficacia terapeutica e la sicurezza del paracetamolo relativamente alle sue indicazioni come antipiretico e antidolorifico. Peraltro, non vi è ad oggi alcuna evidenza scientifica solida del fatto che sia l’utilizzo di paracetamolo a determinare un peggioramento del paziente positivo in assistenza domiciliare, la cosiddetta “vigile attesa”.  E vale la pena ribadire che le linee guida dell’AIFA e del Ministero della Salute non indicano il solo paracetamolo nella gestione sintomatica domiciliare del Covid-19, ma anche i FANS, i farmaci antinfiammatori non steroidei, o altri farmaci sintomatici su giudizio clinico.

Relativamente al tema del consumo di glutatione, Angelini Pharma ritiene opportuno precisare – nell’interesse di una corretta informazione ai pazienti – che allo stato attuale non ci sono studi clinici che sollevino dubbi su un possibile effetto nocivo del paracetamolo in corso di Covid-19. Si tratta di lettere all’editore, documenti di opinione, documenti provvisori e dati tratti da studi già attenzionati per i possibili errori metodologici presenti. Non è stata infatti, ad oggi,  approfonditamente studiata la correlazione tra utilizzo del paracetamolo, status antiossidante intracellulare e storia naturale della patologia.

L’unico lavoro che al momento mette in correlazione il paracetamolo con un quadro clinico di COVID-19 più severo dovuto alla carenza di glutatione indotta dal principio attivo, è il lavoro del professor Piero Sestili dell’Università di Urbino dal titolo “Paracetamol-Induced Glutathione Consumption; is there a link with Severe COVID-19 Illness?” del 2020 (ripresa successivamente da altri autori vedi Pandolfi 2021). Non si tratta tuttavia di uno studio clinico ma di un semplice documento che basa le sue assunzioni su dati in vitro e su pochi pazienti con conclusioni speculative sul ruolo di paracetamolo nel COVID-19, come cita una nota degli stessi autori.

Nessuno studio ad oggi pubblicato sui pazienti positivi a Covid-19 ha misurato i livelli di glutatione intracellulare nei pazienti che hanno usato paracetamolo come antipiretico, pertanto sarebbe preferibile non creare disorientamento tra i pazienti con affermazioni che non possono essere perentorie.

Il glutatione è una molecola dal potere antiossidante presente nella cellula insieme ad altre molecole antiossidanti. In particolare, il glutatione ridotto (GSH) partecipa a diversi processi di difesa antiossidante e a molti processi metabolici. Solo una piccola parte (5-15%) della dose terapeutica di paracetamolo subisce un metabolismo di tipo ossidativo coinvolgendo il glutatione intracellulare e non vi sono attualmente evidenze che un dosaggio terapeutico (dosaggio massimo consigliato in scheda tecnica 3 grammi /die) di paracetamolo possa compromettere in maniera clinicamente significativa le scorte di glutatione. Studi su modello animale (Mitchell et al) mostrano che occorrono dosi giornaliere molto alte di paracetamolo per ridurre oltre il 70% i livelli di GSH: superiori a 400 mg/kg (per un adulto di 65-70 kg sono più di 15 grammi al giorno) e un forte aumento della quantità di legame covalente.

In conclusione, il paracetamolo, commercializzato da Angelini Pharma con il nome Tachipirina©, che è un marchio storico, è un analgesico e antipiretico ampiamente utilizzato il cui profilo di sicurezza è stato confermato nei decenni da numerosissimi studi clinici. Assunto ai dosaggi consigliati dal medico (adeguati a ridurre la febbre e controllare il dolore) il paracetamolo è un farmaco efficace, con elevato profilo di sicurezza e molto ben tollerato da adulti e bambini. Ed è il farmaco antipiretico raccomandato da linee guida nazionali e internazionali per abbassare la febbre nei bambini e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per curare il dolore.

 

Per ulteriori informazioni:

Angelini Pharma: Daniela Poggio, Global Communications Executive Director, Daniela.poggio@angelinipharma.com