Vomito e diarrea
Vomitare non vuol dire necessariamente essere ammalati. Il vomito è un sintomo di uno stato di malessere o di una malattia di cui si devono cercare e capire le cause.
Vomito e diarrea
Vomitare non vuol dire necessariamente essere ammalati. Il vomito è un sintomo di uno stato di malessere o di una malattia di cui si devono cercare e capire le cause. Gli aspetti importanti da considerare sono:
- l'età del bambino, la quantità ed il tipo di vomito
- se oltre a vomitare il bambino ha anche la febbre, o la diarrea o dolore ("dice che gli fa male da qualche parte")
- il fatto che sia il primo episodio o che il bambino abbia già vomitato, anche nei giorni precedenti.
La situazione più frequente, e che non deve destare eccessiva preoccupazione, è il vomito occasionale, che si verifica in modo inatteso, senza ripetersi poco dopo, e che spesso si accompagna a diarrea e febbre. Generalmente la causa è una malattia infettiva, quindi curando l'infezione il vomito scompare. Se invece il vomito è frequente (abituale) ed interessa un lattante, è necessaria un'attenta valutazione da parte del pediatra e dei genitori. Nei bambini più grandi il vomito frequente è di solito dovuto all'eccessiva esortazione a mangiare da parte dei genitori. Il vomito è ricorrente quando dura alcune ore per 3-4 giorni e poi scompare, per poi ricominciare dopo qualche giorno. Nel periodo di vomito ricorrente il bambino ingerisce poco cibo e quindi pochi zuccheri e pochi sali minerali. Si produce quindi nell'organismo una mancanza delle riserve di zucchero e l'organismo reagisce bruciando i grassi, i cui prodotti di scarto comunemente definiti acetone vengono eliminati nelle urine (da qui la definizione che "il bambino ha l'acetone").
Durante i periodi prolungati od episodi ricorrenti di vomito possono comparire anche dolori addominali, crisi di mal di testa, vertigini, febbre e sensazioni come il mal d'auto. Il vomito si risolve di solito rapidamente con il risolversi della situazione patologica (la malattia) che ne aveva accompagnato la comparsa. È importante far bere molto il bambino e stabilire di volta in volta l'alimentazione che più gradisce, somministrando frequentemente il cibo (semiliquido e non caldo) ed in piccole quantità. Nel caso di acetone è bene dare preferenza ad alimenti ricchi di zucchero. Se il vomito è molto frequente, o si accompagna a diarrea, può provocare disidratazione e quindi (in questo caso) è consigliabile l'utilizzo delle soluzioni reidratanti acquistabili in farmacia.
Nella maggioranza dei casi non è necessario ricorrere ai farmaci per il controllo sintomatico del vomito; anche perché tutti possono dare effetti collaterali fastidiosi, soprattutto se utilizzati per periodi prolungati.
Come per il vomito anche in caso di diarrea, nella maggioranza dei casi, non è utile fare uso di farmaci (antibiotici o "disinfettanti intestinali") perché non contribuiscono ad una più rapida risoluzione della malattia. Un bambino può ammalarsi di diarrea (feci liquide ed un numero maggiore di evacuazioni) 1-2 volte l'anno. In genere dura 2-3 giorni e, se adeguatamente trattata, si risolve senza conseguenze. Quello che è utile fare per curare la diarrea è dare al bambino quei liquidi e quei sali minerali che ha perso con le feci. Questa cura viene chiamata "reidratazione orale" e si attua sciogliendo il contenuto di apposite bustine (che contengono zucchero e diversi tipi di sali) in determinate quantità di acqua, a seconda del peso del bambino; per un periodo di 24-48 ore, a seconda della durata della diarrea. Importante è dar da bere spesso al bambino queste soluzioni reidratanti, soprattutto nelle prime 4-6 ore dall'inizio dei sintomi (indicativamente 50 ml ogni mezz'ora nelle prime 6 ore). Se il bambino è allattato al seno, ha fame e non vomita, non c'è ragione di sospendere l'allattamento. Se invece è allattato artificialmente l'alimentazione può essere sospesa per 12-24 ore, somministrando comunque nel frattempo la soluzione reidratante. Nel bambino più grande non esiste alcuna ragione di eliminare per periodi prolungati il latte, né i cibi solidi, né tanto meno ricorrere a diete in "bianco". Il bambino il più delle volte si "regola da solo" ed è sufficiente evitargli solo il rischio di un digiuno prolungato.