Disturbi dell'infanzia: dislessia e disortografia, balbuzie

I bambini rappresentano un mondo affascinante e misterioso. È difficile non rimanere stupiti di fronte ai loro progressi, alle loro capacità e alla loro vitalità. È dunque particolarmente difficile per i genitori e per le persone che se ne prendono cura trovarsi di fronte a dei bambini con problemi. Non si sa cosa fare, ci si preoccupa e ci si sente colpevoli. In questo dossier proviamo a capire alcuni aspetti dello sviluppo del bambino e a riconoscere dei problemi che si possono presentare. Si parte con il linguaggio: il bambino inizia a pronunciare le prime parole nel primo anno di vita, ad un anno e mezzo le prime frasi di due parole e nel giro di altri due anni arriva ad apprendere un ricco vocabolario e ad articolare frasi molto complesse. Vengono poi spiegate le alterazioni del comportamento del bambino (menzogna, furto e fuga) e infine le ansie e le fobie, dal disturbo ossessivo compulsivo al disturbo di panico, per lo più gli stessi disturbi che si presentano nella popolazione adulta.

Dislessia e disortografia

La dislessia è una difficoltà nell'acquisizione della lettura nel periodo normale.
La disortografia, invece, è rappresentata dalle difficoltà di ortografia associate alla dislessia. Quest'ultima può essere diagnosticata a partire dai sette anni, in quanto prima di questo momento gli errori rappresentano la norma.
Si calcola che la dislessia si presenti nel 5-15% dei bambini. In Italia si ritiene che sia un problema che riguarda complessivamente 1.500.000 persone. La dislessia si manifesta attraverso l'inversione di lettere (come "al" al posto di "la") o scambio di lettere simmetriche (come la "p" al posto della "q", o la "b" al posto della "d"), omissioni, aggiunte o sostituzioni, difficoltà nel seguire il ritmo. Per fare una diagnosi di dislessia è necessario escludere qualsiasi forma di deficienza o insufficienza settoriale. I bambini dislessici normalmente hanno una discreta comprensione dei testi che leggono, ma con l'andare avanti del tempo, le difficoltà nella lettura rallentano i processi dell'apprendimento globali. Gli errori che si presentano nella scrittura dei bambini con disortografia sono molto simili agli analoghi della dislessia: inversione, confusione, omissione, errori nel trascrivere i suoni simili.

Cause
Sono state fatte diverse ipotesi circa le cause della dislessia ma, allo stato attuale, non ci sono ancora certezze. Tra i fattori che sono stati rilevati in associazione con la dislessia, senza però poter trarre un rapporto di causa effetto riportiamo:

  • alterazione dell'organizzazione spazio-temporale: spesso questi bambini hanno difficoltà nell'orientamento destra-sinistra, nel riprodurre le strutture ritmiche e i loro errori nella confusione delle lettere riguardano quelle lettere con la stessa forma ma invertite nello spazio (come la "q" e la "p"). Tutti questi elementi hanno dunque fatto pensare che in tali bambini possa essere presente un'alterazione a livello dell'organizzazione spaziale e temporale
  • alterazione della lateralizzazione: la lateralizzazione è la specializzazione di un emisfero cerebrale nel controllo di determinate funzioni. Ogni emisfero cerebrale controlla la parte opposta del corpo.
    Quindi l'emisfero cerebrale sinistro controlla la mano, l'occhio, la gamba destri e viceversa. Nelle persone che utilizzano la mano destra (i destrimani), le funzioni linguistiche sono lateralizzate nell'emisfero sinistro, cioè nell'emisfero sinistro è maggiormente sviluppata un'area connessa al linguaggio. Questo maggior sviluppo a sinistra è stato riscontrato in molti mancini. Ciò significa che i destrimani scrivono attraverso il controllo dell'emisfero sinistro che è quello specializzato nel linguaggio, mentre molti mancini scrivono sotto il controllo dell'emisfero destro che è quello meno specializzato. Per quanto riguarda la dislessia sono state fatte delle ipotesi eziologiche a carico del mancinismo e di alterazioni della lateralizzazione per le funzioni legate a questo disturbo: la vista e l'udito. In effetti, circa il 30-50 per cento dei bambini dislessici sono mancini o mal lateralizzati
  • ritardo del linguaggio: è piuttosto frequente che i bambini dislessici abbiano presentato un ritardo del linguaggio. La correlazione tra ritardo del linguaggio e dislessia sembra essere più evidente quando al ritardo è associata la difficoltà di comprensione, laddove lo è meno quando queste difficoltà non sono presenti.

Oltre a questi elementi che sono stati riscontrati in associazione con la dislessia, altri sono indicati come più probabili fattori causali. Tra questi vengono spesso riportati:

  • sofferenza cerebrale: questa è una possibilità che molti ricercatori ritengono sia necessario non escludere, data l'elevata percentuale nei bambini dislessici, di parti prematuri o difficili, sofferenze fetali, ricoveri in rianimazione
  • alterazioni percettive: alcuni studiosi ritengono che problemi della vista possano essere considerati tra le cause della dislessia. Se questa ipotesi può essere confermata da un certo numero di bambini con questi problemi, è altresì vero che molti bambini dislessici non li presentano, laddove bambini che li presentano non sono dislessici
  • fattori genetici: sono stati condotti studi statistici che hanno evidenziato una concordanza tra gemelli monozigoti, casi di familiarità e una maggiore frequenza dei maschi rispetto alle femmine. Il fatto che ci sia una correlazione col ritardo del linguaggio ha portato ad ipotizzare una sorta di "fragilità costituzionale" nell'apprendimento del linguaggio. I dati per trarre delle conclusioni in merito non risultano però sufficienti

Trattamenti
Per pensare ad un trattamento è fondamentale capire quale sia l'origine della dislessia. Laddove questa derivi da un'alterazione della personalità, ovviamente il programma di rieducazione sarà da inserire all'interno di un intervento multidisciplinare, che in genere comprende la psicoterapia e la logopedia. Qualunque sia il tipo di intervento scelto è importante che il bambino sia motivato e che si instauri una buona relazione con il rieducatore. Tantissime volte sono stati incriminati i diversi metodi di insegnamento, tuttavia si è visto che più che il metodo è importante come lo si insegna e il rapporto che si instaura tra insegnante e bambini.

Balbuzie

La balbuzie è un'alterazione del versante elocutorio (cioè la scelta e la combinazione opportuna delle parole che permette di esprimersi con efficacia) del linguaggio. È un disturbo che colpisce circa un bambino su 100 con una netta prevalenza dei maschi rispetto alle femmine in un rapporto di 3-4 a 1. La balbuzie compare tra i 3 e i 6 anni, ma può anche accadere che compaia in persone più grandi, adolescenti o adulti, in seguito ad uno shock emotivo. Esistono due tipi di balbuzie che non si escludono a vicenda, anzi, spesso sono entrambi presenti nei soggetti:
 

  • balbuzie tonica: è uno stato tensivo che coinvolge la vocalizzazione e la gestualità, con l'impossibilità di emettere un suono
  • balbuzie clonica, che consiste in una ripetizione della sillaba in modo involontario, interrotto ed esplosivo, la maggior parte delle volte la sillaba d'inizio di una parola o di una frase. I movimenti motori sono molto frequenti, essi includono delle contrazioni del viso, tic del viso e della mano. Infine spesso si aggiungono manifestazioni emotive come il rossore e la sudorazione eccessiva.

Alcuni autori parlano di una "balbuzie fisiologica" che si presenta tra i 3 e i 4 anni e che ha in comune con la balbuzie vera solo la ripetizione delle sillabe, ma è legata essenzialmente alle difficoltà di apprendimento del linguaggio. I bambini balbuzienti hanno le stesse capacità intellettive degli altri bambini; l'unica differenza che si riscontra con una certa frequenza è un'alta percentuale (il 50 per cento circa) di bambini balbuzienti con un trascorso di ritardo del linguaggio. Questo elemento va a sostenere un'ipotesi che vede la balbuzie come una difficoltà a trovare nei limitati tempi della conversazione le parole al momento giusto. I fattori emotivi sembrano comunque preponderanti. Da un lato, infatti, le indagini neurofisiologiche non hanno riscontrato alcuna anomalia, dall'altro tutte le osservazioni sui balbuzienti hanno evidenziato la variabilità individuale nella manifestazione del problema. La balbuzie si può presentare o meno a seconda del contesto, dell'uditore o del numero di uditori e scompare in situazioni come il canto, un testo appreso a memoria o il dialogo con animali o oggetti.

Caratteristiche
Sebbene non esista una "personalità balbuziente", nondimeno sono stati osservati alcuni tratti con una certa frequenza. Spesso questi bambini si presentano come passivi, sottomessi, ansiosi e introversi con un certo livello si aggressività e impulsività. Per quanto riguarda l'ambiente, si è sottolineato come le madri si caratterizzino spesso come distanti e fredde o ansiose e iperprotettive. Un'ipotesi è quella che vede la balbuzie come una difficoltà di gestione della distanza, insita nel linguaggio. Come abbiamo già osservato, l'apprendimento del linguaggio è la conquista di una forma di indipendenza, il linguaggio permette di evocare ciò che non è presente. Ebbene, nella balbuzie si ipotizza che la distanza e la sua tolleranza siano difficili per il bambino e anche per la madre.

Trattamenti
Le terapie d'elezione sono la psicoterapia e la logoterapia, ma anche tecniche di rilassamento e psicodramma che si focalizzano meno sulla parola. È in tutti i casi fondamentale che esse siano tempestive per non creare ulteriori disagi al bambino. Questi trattamenti avranno tra gli obiettivi quello di permettere al bambino di trovare una giusta via d'espressione dell'aggressività e di aiutare bambino e genitori a tollerare la distanza e i movimenti di autonomia.